Economia e Finanza

Corriere Torino

• 16 marzo 2022 •

Testo di Andrea Rinaldi

Da Tosetti a Ersel, passando per Banca del Piemonte e Fenera, come si comporta e cosa suggerisce chi amministra patrimoni in città. La lente sul trading

L’andamento del conflitto in Ucraina ha spaventato le piazze finanziarie europee che hanno chiuso parecchie sedute in rosso. Lo shock preoccupa chi guarda al futuro e — come allo scoppio della pandemia — si guarda intorno in cerca di conferme per i propri investimenti. Fenera & Partners sgr, che ha come focus specifico gli investimenti sui private market globali, raccomanda un tris per proteggersi: «Diversificazione settoriale, valutaria e un portafoglio costruito nel tempo permettono a questi asset una sostanziale resilienza in periodi di forte tensione, come quelli che stiamo vivendo — raccomanda Giacomo Stratta, fondatore e ceo di Fenera & Partners —. In presenza di elevata volatilità, l’illiquidità di tali strumenti preserva gli investimenti da comportamenti dettati dall’emotività e concede agli asset manager di proseguire – ove opportuno e con la necessaria cautela – ad investire».

Fuga verso la qualità

Era tanto che l’Europa non vedeva un evento bellico in casa e l’instabilità dello scenario geopolitico si riflette sui listini, «bisogna però mantenere la calma», consiglia Camillo Venesio, ad e direttore generale di Banca del Piemonte, attiva dal 1912. «In casi come quello della guerra si verifica quella che noi chiamiamo “fuga verso la qualità”, si va cioè a cercare sicurezza nei titoli di Stato di Paesi ad elevato rating e con una economia forte come Usa e Germania, o in valute quali il franco svizzero, lo yen o l’oro, che sono cresciuti proprio perché la domanda nei loro confronti è aumentata». Si propende anche per investimenti in attività non cicliche, quelle meno impattate dalla guerra: tech, salute, telecomunicazioni, utility. «La regola chiave è diversificare il rischio, non vendere quando i mercati crollano, semmai comprare e cercare la solidità degli emittenti, il debito italiano ad esempio continua a essere un ottimo investimento, siamo una delle economie più importanti. Se si è diversificato, anche le perdite sugli investimenti in Russia, con il passare del tempo saranno compensate da altri mercati», osserva Venesio.

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Lungo periodo

Sul concetto di diversificazione concorda Dario Tosetti, fondatore nel 1997 di Tosetti Value, allora uno dei primi multi-family office in Europa e oggi uno dei più importanti, di cui è amministratore delegato: «L’obiettivo del portafoglio deve essere di lungo periodo e puntare soprattutto a titoli di aziende dell’economia reale. I bond oggi hanno un rendimento contenuto per cui possono essere un parcheggio temporaneo, non credo infatti che il rialzo dei tassi sarà elevato, da una parte gli stati sono troppo indebitati mentre dall’altra le grandi incertezze geopolitiche e il costo delle materie prime condizionano in modo rilevante l’andamento dei mercati», sottolinea Tosetti. Che mette in guardia dalle logiche di trading a breve e dalle tentazioni del profitto facile: «Se il risparmiatore vuole anticipare i tempi per massimizzare il guadagno deve avere la consapevolezza del rischio che sale-. La componente azionaria deve crescere nei portafogli dei clienti, ma con la consapevolezza degli stessi, di dover valutare in un periodo di almeno dieci anni la bontà dell’investimento — osserva —. Il ruolo dei private banker e dei consulenti è sempre più importante per l’educazione dei risparmiatori».

Non «andare cash»

Quindi pazientare e non farsi prendere dal panico o da scelte di pancia. «Né dall’idea di “andare cash” punto e basta, farlo oggi significa andare incontro a erosione certa dell’investito in termini reali», argomenta Andrea Nascè, direttore investimenti di Ersel, gestore di patrimoni dal 1936. «Piuttosto un portafoglio di buone azioni di società selezionate con cura, e tenute per un lungo periodo, ha buona probabilità – lo abbiamo visto nella storia delle crisi – di recuperare e dare colore alla performance dei conti-. Vero, il costo è una volatilità maggiore, ma il beneficio è una reale opportunità di guadagno in grado di combattere le forze negative come l’inflazione». Semmai è cambiato il modo di selezione delle azioni: «Questa guerra mette sotti i riflettori l’Europa, che appare più vulnerabile. Visti i livelli dei tassi, che, nonostante la risalita di questo inizio anno, rimangono ancora bassi, non ha senso farsi tentare da prospettive di rendimento comunque molto limitate, perché, nel caso in cui l’economia dovesse soffrire più del dovuto, la dimensione delle perdite potenziali non è invece trascurabile».

I trader

Chi invece tocca con mano il comportamento dei risparmiatori alle prese con la Borsa è Directa Sim, pioniere del trading on line recentemente quotatosi a Piazza Affari. «Noi abbiamo due categorie di clienti, i trader e gli investitori — specifica l’ad Vincenzo Tedeschi —. I primi hanno sfruttato la volatilità con i future quotati al Cme di Chicago, all’Eurex di Francoforte e all’Idem di Milano. Sono strumenti che permettono di investire su rialzi e ribassi, su indici internazionali, su valute come il cambio euro/dollaro e su commodity come gas, petrolio grano». «I secondi invece — continua Tedeschi — hanno dovuto districarsi con movimenti su grandi esposizioni in Russia come Unicredit e le banche in generale oppure il caso Telecom, questo legato non alla guerra ma al piano industriale. E poi sui petroliferi come Saipem, Tenaris, su Leonardo».