Economia e Finanza

Patrimoni

• febbraio 2020 •

Testo di Max Malandra e Aldo Bolognini Cobianchi

«Le famiglie italiane, oggi, hanno sempre più bisogno di un riferimento professionale: 10 anni fa i tassi di interesse e le cedole della componente obbligazionaria consentivano una pianificazione più agevole a famiglie con patrimoni elevati. Attualmente, invece, i mercati azionari sono sui massimi e trattano a multipli ben sopra la media, quelli obbligazionari hanno rendimenti decisamente ridotti: se una famiglia non è assistita da professionisti preparati corre quindi forti rischi sulla conservazione del proprio patrimonio». Così Dario Tosetti, fondatore, presidente e ad di Tosetti Value, multi family office fondato nel 1997 e dal 2008 Sim di consulenza pura. «L’esigenza del mercato è enorme», continua Tosetti, «in Italia ci sono oltre 11mila aziende familiari che fatturano oltre 20 milioni di euro: vi è un grande lavoro per strutture professionali. Sul mercato vi sono diversi modelli, dai single family office ai multi family di emanazione bancaria e tutti possono avere uno spazio e una specificità. Noi non siamo in sovrapposizione rispetto al sistema bancario, piuttosto affianchiamo le famiglie clienti per utilizzare bene gli strumenti finanziari. Ne seguiamo infatti il patrimonio finanziario e le eventuali collezioni, ma organizziamo anche corsi di formazione per le giovani generazioni». 

Come vedete il futuro dei family office? Penso che lieviterà il numero di organizzazioni, ma al tempo stesso è importante che, per essere efficienti, non debbano avere un ritorno dal collocamento di prodotti finanziari, che siano quindi realmente indipendenti. Il professionista che affianca la famiglia è un controllore di gestione dei suoi affari e l’aiuta a mettere ordine nel patrimonio. Se invece un’organizzazione registra ricavi dal collocamento di prodotti, quale interesse prevale? Quello della famiglia o dell’intermediario? L’aspetto della trasparenza dei ricavi è un tema importante per il nostro comparto, e sinceramente spero che in futuro diventi sempre più centrale.

Come gestite l’aspetto della remunerazione? La nostra offerta si basa o su una percentuale delle masse del cliente, oppure un forfait annuale parametrato all’impegno stimato. Il nostro lavoro può essere considerato il controllo di gestione del patrimonio tangibile del cliente, che passa attraverso una sua rendicontazione e un indirizzo strategico di allocazione sui vari asset e strumenti finanziari. Per questo motivo non siamo in sovrapposizione rispetto al sistema bancario: perché in ogni caso ci avvaliamo di quelli che consideriamo i loro migliori prodotti, indicando al cliente quelli che a nostro giudizio sono i pro e i contro. Avvalendoci per questo di un nostro centro studi che fa fund selection, rating sulle emissioni obbligazionarie e analisi degli strumenti illiquidi.

Pensa che occorra una regolamentazione per i family office? Nel 2008, con la Mifid I, venne normata l’attività di consulenza finanziaria che poteva essere esercitata da Sim di consulenza, società di consulenza e da professionisti. Abbiamo aspettato quasi nove anni perché i consulenti ottenessero finalmente un proprio albo. Come Sim siamo controllati da banca d’Italia, Consob, abbiamo antiriciclaggio, compliance, internal audit, collegio sindacale, società di revisione, risk management e privacy: forse un eccesso di burocrazia, ma i clienti possono così essere tranquilli che il loro consulente sia ben controllato.