Economia e Finanza

Il Sole 24 Ore

• 30 luglio 2019 •

Testo di Maximilian Cellino

«Indipendenza come base di valutazioni oggettive»

«Uno stimolo importante verso una maggiore trasparenza e soprattutto un incentivo a lavorare in modo più efficace». La pubblicazione di una base oggettiva e inconfutabile di dati che riguardano i rendimenti e le commissioni ricorrenti applicate ai prodotti collocati alla clientela è secondo Dario Tosetti – fondatore di Tosetti Value, uno dei principali Multi-Family office in Europa – una via necessaria per lo sviluppo dell’industria italiana del risparmio gestito, in modo che questa possa riconquistare posizioni nei confronti degli operatori esteri. «Nel nostro Paese esiste un’enorme massa di denaro da gestire, che però preferiamo affidare agli stranieri», nota Tosetti, ricordando come il tema dei costi sia essenziale, al pari di quello dell’indipendenza, che resta «la base per un’attività di analisi oggettiva e non condizionata da alcun fattore in ciascun campo: dall’analisi macro a quella legata agli emittenti obbligazionari, per finire soprattutto all’analisi che coinvolge la selezione degli strumenti finanziari e di risparmio gestito».

Più in generale è l’assoluta decorrelazione delle cosiddette ongoing charge, ovvero le spese fisse, con i risultati ottenuti dai prodotti a caratterizzare il mondo del risparmio, in modo non sempre giustificato. «Il peso di queste voci rimane essenzialmente invariato anche quando i fondi accusano rendimenti profondamente negativi senza che i gestori avvertano un minimo condizionamento, questo non è coerente e spinge alla riflessione», sottolinea ancora Tosetti.

Le commissioni ricorrenti non fotografano certo l’intero ammontare che i risparmiatori versano ai gestori, e in passato lo stesso Tosetti ha manifestato l’esigenza di aumentare l’incidenza della componente variabile dei costi, in modo che le case di investimento guadagnino soltanto quando meritano di farlo. Nonostante questo, l’analisi delle ongoing charge ha se non altro il merito di fornire dati inconfutabili e direttamente confrontabili fra le società che operano nell’industria del risparmio, anche in Paesi differenti.

Altro tema rilevante nella ricerca condotta dal Centro studi di Tosetti Value è il confronto su determinati prodotti fra le cosiddette performance time weighted (i rendimenti realizzati dal gestore) e quelle money weighted (effettivamente conseguite dai clienti sulla base delle loro scelte temporali). La differenza spesso a favore delle prime è infatti testimonianza efficace di quanto l’emotività sia presente e determinante nelle decisioni di investimento.

In Italia un fenomeno simile si presenta se possibile in misura ancora più marcata rispetto al resto d’Europa ed «è essenzialmente legato alla cultura finanziaria, che – come spiega Tosetti – nel nostro Paese deve ancora progredire in mondo significativo come dimostra il fatto che i flussi netti sui fondi azionari fossero positivi alla fine del 2017, al termine di un ciclo rialzista e alla vigilia di un anno che si è poi rivelato nero per le Borse, e negativi un anno dopo, vanificando così il rimbalzo degli ultimi sei mesi».

Le responsabilità vanno però in questo caso divise anche con chi, in modo diretto o no, guida o influisce su quelle scelte. «È innegabile che per un private banker sia più facile collocare prodotti sull’onda dell’andamento del mercato» avverte Tosetti che, pur ammettendo che in Italia la qualità del settore sia «elevata», richiama alla necessità di maggiori controlli e verifiche «da parte sia delle istituzioni, sia delle stesse banche». Più consulenza e meno spinta al collocamento, fonte di potenziali conflitti di interesse, è in tal caso scelta più che mai opportuna.