Economia e Finanza

Il Sole 24 Ore

• 1 agosto 2021 •

Testo di Maximiliam Cellino

«Per la gestione della ricchezza privata, e non solo, l’Italia dipende quasi totalmente
dall’estero». È una riflessione amara quella che si concede Dario Tosetti – fondatore
di Tosetti Value, uno fra i principali Multi-Family office in Europa – che si basa però
su dati certi e inequivocabili. In base all’analisi di Assogestioni sul mercato del
risparmio del nostro Paese, dove appunto avviene la raccolta di operatori nazionali e
stranieri, la quota dei fondi italiani raggiunge infatti ormai soltanto il 21%, quando
nel 2004 era del 68 per cento.
Le ragioni di un fenomeno simile, che minaccia di divenire irreversibile, sono
molteplici. «La crescita è anzitutto appannaggio prevalente delle Sgr estere, che
continuano a guadagnare quote di mercato», osserva Tosetti, ricordando come
oltretutto «gli operatori nazionali affidino oltre i confini nazionali deleghe per la
gestione di comparti che poi sono collocati in Italia». A questo poi si aggiunge il
discorso che anche fondi di case italiane gestiti direttamente sono spesso domiciliati
all’estero: «Soltanto il 36,8% è gestito tramite fondi italiani, era il 41,2% un anno
fa», nota Tosetti, sottolineando ancora una volta come «in assenza di interventi questi
meccanismi stiano producendo una totale dipendenza dall’estero» per il mondo del
risparmio italiano.
Anche gli stessi dati sulla raccolta, pur brillanti per le nostre società come
evidenziano le cifre pubblicate negli ultimi mesi, tradiscono in realtà un passo
diverso. «Per le Top 30 europee l’aumento delle masse nel semestre è stato del
12,7%, questo significa che oltre all’effetto legato all’andamento dei prodotti vi è
stata una crescita organica compresa fra il 4 e il 5%», spiega ancora Tosetti, rilevando
come al contrario per le italiane, considerando una crescita delle masse del 5,3% e un
effetto di mercato del 4,1%, «la componente organica sia stata minore rispetto a
quella delle case estere».
È vero che il ragionamento riguarda dati aggregati e non casi specifici di singole Sgr,
e anche che il perimetro dell’analisi di Tosetti Value racchiude fondi Ucits collocati
in Europa e non coglie quindi lo sforzo di crescita che può essere avvenuto in altri
ambiti, dalle gestioni patrimoniali, ai fondi chiusi, alla consulenza, fino ad aree
geografiche diverse. Il divario è però significativo, e tende via via ad allargarsi.
«Occorre spingere le Sgr italiane a investire in talenti per riportare nel nostro Paese
masse sfuggite verso l’estero», auspica Tosetti: «Fare squadra e cercare
comportamenti più virtuosi».
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