Economia e Finanza

Il Sole 24 Ore

• 3 novembre 2020 •

Testo di Maximiliam Cellino

“Sì alle fusioni e puntare sui talenti: così si migliora l’efficienza”

Procedere con il consolidamento e investire nei talenti per puntare a migliorare l’efficienza del set­tore». Semplici e lineari, anche se molto ambiziose e non certo faci­li da percorrere, sono le due stra­de che Dario Tosetti indica per lo sviluppo del mondo italiano del risparmio gestito, a maggior ra­gione in una fase difficile come quella che stiamo attraversando. L’obiettivo finale, almeno nelle migliori intenzioni, resta a pare­re del fondatore di Tosetti Value, uno del principali Multi-Family office in Europa, quello di «tra­sformare l’Italia in un hub della finanza, in grado di attirare capi­tali e di gestire eventualmente anche il risparmio che viene cre­ato negli altri Paesi del Conti­nente, anziché restare una preda come di fatto lo è stata negli ulti­mi anni».
Sul tema del consolidamento, a livello internazionale il percor­so appare già abbastanza traccia­to, come indicano le operazioni completate in tempi recenti fra Franklin Templeton e Legg Ma­son da una parte e tra Morgan Stanley ed Eaton Vance dall’altra. «Intesa San Paolo e Ubi offrono un ulteriore esempio virtuoso di come anche in Italia si possano nel mondo del credito perfezio­nare accordi in grado di permet­tere la crescita di realtà con pro­spettive già solide», aggiunge To­setti, che invita invece a evitare anche nell’ambito del risparmio e non soltanto in quello bancario «soluzioni che servano soltanto a tamponare problemi dove le cose non funzionano».
Si tratta di un progetto che de­cisori pubblici e operatori di mer­cato dovrebbero perseguire con determinazione, proprio perché è in gioco il risparmio degli italia­ni e le stesse risorse per gestirlo. «Tra l’altro, continuando a man­tenere attive sedi in Lussemburgo Irlanda, anche i talenti italiani finiscono per restare in giro per il mondo», ricorda Tosetti, che in­vita la Consob e la Banca d’Italia a uniformare i regolamenti a quelli di altre realtà europee in modo da permettere alle società di gestione del nostro Paese di ri­portare in patria simili risorse, e con esse anche i risparmi degli italiani che giacciono ancora al­l’estero. «Occorre valorizzare gli elementi positivi che abbiamo e riguadagnare anche in questo campo credibilità, altrimenti – av­verte il presidente del Family Of­fice – rischiamo di farci trovare ancora una volta impreparati quando fra qualche anno l’Europa dedicherà nuovamente un’atten­zione maggiore al nostro debito pubblico».
L’Italia avrebbe sotto questo aspetto tutte le carte in regola per giocare il ruolo indicato da To­setti, non soltanto per i già citati livelli di risparmio, che non tro­vano corrispondenza in altri Pae­si dell’area euro e probabilmente anche nel resto del mondo: «Ab­biamo capacità importanti a li­vello imprenditoriale e in grado di trasformare in positivo anche situazioni di difficoltà», aggiun­ge, sottolineando pure come questa dote risulti «ancora più preziosa in un periodo in cui è l’intera struttura del capitalismo occidentale ad attraversare una fase complessa di trasformazio­ne e a essere messa in discussio­ne nel momento in cui la finanza non è più a supporto dell’econo­mia reale, ma tende piuttosto a fagocitarla».